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Autore I love shoppping
martalari

Reg.: 11 Mag 2006
Messaggi: 460
Da: roma (RM)
Inviato: 27-02-2009 00:19  

L'attesa e i dubbi....

Abbiamo avuto amiche, ragazze, parenti letteralmente fissati con i romanzi della Kinsella, divertente, tagliente. Sapevamo che la forte immedesimazione avrebbe convinto Hollywood a farne un film, ma non sapevamo quasi nulla speravamo in qualcosa di divertente stile Diavolo veste Prada, di simpatico (dello stesso genere) come Sex and the city, poi abbiamo visto il trailer dove l'attrice dice con quel tono di voce "anche tu parli in Pradese?" e abbiamo iniziato a dubitare



La fila per entrare all'anteprima era molto lunga, tutte volevano ritrovare e riprovare sul grande schermo quelle emozioni scaturite dalla lettura dei suoi libri.


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LEI, SBAGLIATA


Sinceramente anche questi film ci piacciono (Bride Wars - La mia migliore nemica è molto divertente), commedie divertenti e leggere, ma superati i primi 2 minuti siamo rimasti delusi, IL PRIMO LIMITE DEL FILM E' PROPRIO LEI LA PROTAGONISTA, non goffa quanto basta, non brava quanto basta, non divertente quanto basta, sicuramente non l'attrice giusta per il ruolo, a volte anche inespressiva.



Poi la scelta di far lavorare due grandi del cinema John Goodman e Joan Cusack che sembra una coppia dal cervello scollegato e dall'immagine tipo Fred Flinstones e Wilma, in un 'interpretazione che se fossi in loro toglierei IMMEDIATAMENTE dal curriculum



La storia del film la conoscete, una ragazza affetta da shopping compulsivo che si innamora del suo capo (QUI LA PRIMA "LICENZA" NEL FILM LUI E' IL SUO CAPOREDATTORE NEL LIBRO NOOOOOO).


Lei fa la giornalista, mai vista una giornalista così' ebete (forse solo in tv se ne vedono ultimamente ma sono presentatrici) che arriva in una riunione con il temperamatite


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UNA FAVOLETTA


Tutto diventa una favoletta, dagli insopportabili gridolini iniziali (insopportabile anche l'amica) si passa a lei protagonista di un articolo che le consentirà di fare strada.....(ALTRA LICENZA SIAMO A N.Y. E NON A LONDRA, HANNO PRATICAMENTE UNITO IL PRIMO E IL SECONDO MODIFICANDO TANTE, TROPPE COSE)



Certo ci sono le battute divertenti che piaceranno a molte stile "l'intimo è un diritto inalienabile della propria vita" oppure "un uomo non ti starà mia bene addosso come un vestito e non potrà mai essere cambiato dopo una settimana per un bel maglione di cachemire" (o qualcosa del genere)






Ma molte persone che vanno al cinema non pensano a tutte queste cose, quando vedono il film a volte scollegano il cervello come la protagonista del film e i suoi genitori e apparirà divertente tutto ciò che invece è incredibilmente infantile e piatto

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ALTRI ATTORI RIDICOLIZZATI

La vera forza di un film sono storia e attori, qui gli attori sono ridicolizzati (Kristin Scott Thomas con accento francese è IMBARAZZANTE) , le battute non sempre hanno effetto



Fortunatamente dopo la prima ora, il film un po' migliora, ma diventa tutto scontato e lineare stile puntata di Love Boat quando eravamo piccoli: ci si incontra, difficoltà, ci si innamora, difficoltà, incomprensioni, pericolo, scene furbe, lieto fine, con tanto di musichetta incollata al visetto del caporedattore


Da salvare 5-6 scene, ma non sappiamo se veramente un film del genere possa valere 7 euro di biglietto (anche se incasserà moltissimo vista l'attesa e visto il livello così basso) ...

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TANTE TROPPE COSE DIVERSE...

Le fan però rimarranno deluse per le cose diverse rispetto al libro a tratti sconvolto sul grande schermo (non la vediamo fare altri lavori come commessa o come personal shopper, la scena a Miami non c'è assolutamente, il fatto che vuole scrivere per la testata di moda non c'è assolutamente non è mai stato il suo sogno e neanche il personaggio della caporedattrice stile Diavolo veste Prada, e tantissime altre cose)

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Voto al cast artistico 3 (per tutti)

voto alla sceneggiatura 5

voto al film Voto 6 inizio 4 arriva fino a 6 .


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Il film alla seconda settimana negli Usa ha incassato solo 27 milioni di Dollari (21 la prima e solo 6 il secondo week end)

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penny68

Reg.: 14 Nov 2005
Messaggi: 3100
Da: palermo (PA)
Inviato: 27-02-2009 11:14  
Lessi la serie della Kinsella diverso tempo fà.
Evasiva, ma nulla di più. Non penso sia stata una buona idea farci un soggetto cinematografico.
Sarà una cagata magistrale.

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utopia


Reg.: 29 Mag 2004
Messaggi: 14557
Da: Smaramaust (NA)
Inviato: 27-02-2009 11:16  
quote:
In data 2009-02-27 11:14, penny68 scrive:
Lessi la serie della Kinsella diverso tempo fà.
Evasiva, ma nulla di più. Non penso sia stata una buona idea farci un soggetto cinematografico.
Sarà una cagata magistrale.


Come il Diavolo veste Prada, del resto.
Uno dei film più pompati ma che più mi ha delusa in assoluto.
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Tutto dipende da dove vuoi andare... Non importa che strada prendi!

Happiness only real when shared.

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 27-02-2009 11:22  
per me invece non è malissimo questo film, Pj Hogan è un ottimo regista e qui fa quel che può. Più che altro, di questi tempi fare un film che inneggia il consumismo non è l'idea più azzeccata
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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TheSpirit

Reg.: 21 Set 2008
Messaggi: 3605
Da: Napoli (NA)
Inviato: 27-02-2009 21:41  
Perché con 3 p?

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 01-03-2009 10:14  
Trama: La dolce Rebecca è una maniaca compulsiva dello shopping: borse, vestiti griffati e qualunque oggettino fashion le provocano il terribile istinto di dover azzerare il credito delle sue card elettroniche per pagamenti, ogni negozio un'irresistibile sirena che la chiama al suo cospetto. Un giorno, dopo l'ennesima folle spesa fondamentalmen te inutile ed aver raggiunto uno scoperto spaventoso, il servizio recupero crediti le manda un ispettore per costringerla a pagare quanto dovuto. Per Rebecca l'unica soluzione è trovare un posto in una famosa rivista di moda; ma invece, per uno strano scherzo del destino e qualche bottiglia di troppo, viene assunta da una rivista di finanza. Per l'inguaribile fashion victim, la notizia è a dir poco una svolta inaspettata della sua vita, piena di conseguenze del tutto imprevedibili.



P.J. Hogan è stato il regista della commedia di grande impatto, con Julia Roberts e Cameron Diaz, Il matrimonio del mio migliore amico; ora dirige questo frizzante ma abbastanza vuoto I Love Shopping, figlio poco ispirato de Il diavolo veste Prada e di Sex and the City. Nella New York delle griffe e dei lustrini, Rebecca (Isla Fisher, moglie di Sasha Baron Cohen, il Borat cinematografic o, vista anche in Certamente, forse del 2008 e in altre commedie come 2 single a nozze) spende cifre paurose per comprare oggetti di ogni tipo. Come una bimba nel paese dei balocchi, è compulsivament e attratta da tutto ciò che luccica («L'intimo è un diritto inalienabile dell'essere umano!»), con i manichini che si animano nella sua fantasia e le parlano, occulte sirene a cui non resiste. Fino a quando le sue numerose carte di credito non si esauriscono, un agente del recupero crediti le sta alle calcagna come un mastino, e viene assunta da un ambizioso giornalista (Hugh Dancy, visto in Black Hawk Down e Il club di Jane Austen) che le dà il compito di scrivere articoli su come si vive meglio risparmiando. Sembra un paradosso, ma con uno stratagemma e un po' di ingenua guasconeria, Rebecca fa funzionare la cosa. In mezzo a tutto, una costosa sciarpa verde che diventerà man mano sempre più importante.
Tratto da uno dei tre romanzi di una scrittrice specializzata nella letteratura al femminile (il genere si chiama «chick lit»; l'autrice del libro è Sophie Kinsella – il titolo dello scritto, veramente fantasioso, “Confessions of a Shopaholic”), il racconto della rossa che spende in maniera frenetica senza mai fermarsi (un'autentica malattia realmente esistente: Lindsay Lohan dovette andare in rehab per liberarsene) purtroppo è molto colorato ma decisamente privo del fascino che necessitano film di questo tipo. Manca il personaggio carismatico che impregnava i suoi ispiratori (la Scott Thomas di Un matrimonio all'inglese non ha certo la parte diabolica della Streep di Prada), manca il contatto con la città che vive e respira con una sua personale impronta (la New York del film – nel libro siamo a Londra – non è l'amica affettuosa ed unica di Sex and the City, potremmo essere altrove e non cambierebbe nulla) e il contorno di amiche del tutto privo di sostanza (come l'amica Susan, Krysten Ritter, dai vestiti eccentrici e tutta gridolini in procinto di sposarsi).
L'imprinting talmente leggero condiziona pesantemente lo svolgimento della commedia, del tutto privo dell'elemento spudoratezza (le frasi taglienti e gli ammiccamenti sessuali espliciti: qui siamo in zona del tutto correct) e anche i vestiti dell'onnipresente Patricia Field (costumista dei film e telefilm di questo tipo) non paiono bucare l'immagine, affascinare per la loro eccentricità: la Fisher li porta ma non li sublima, senza personalità l'abito non fa fashion. Tra l'altro per indirizzare il film verso l'insegnamento consapevole e i buoni ammonimenti, la commedia rinnega il suo esistere: la protagonista si prende la propria autonomia di spesa senza debiti, arriva la logica, e i manichini nei negozi applaudono il fatto che la compulsività è guarita (come nelle pubblicità “Bevi e consuma conspevolmente”; chissà che diranno Yves Saint Laurent e gli altri marchi dei negozi inquadrati) anche se un rimasuglio del vecchio pelo rimane sempre a dare una macchietta al nuovo vello. E così il verde del denaro diventa quello della speranza, il ragazzo che “parla Pradese” ma odia le mode, inizia a trovare nella rossa Rebecca nuove angolazioni di visione, la famiglia si riunisce di fronte a un tavolo a contare i soldi che la città unita ha portato alla dolce fanciulla in disgrazia (qualcuno si è ispirato a La vita è meravigliosa, per caso?) nel modo naturale, cioè facendo un neanche – a quel punto – troppo doloroso selling del proprio shopping.
Come si vede sono tutti elementi (aggiungendo anche la partecipazione a un talk show) che fanno parte della lettura “passa e va'” di un giornale di moda molto caro alle girl non troppo attempate che lo usano come passatempo: come film per un pubblico in generale che non ama certe cose risulterà fastidioso, monotono e addirittura, per molti versi, dannatamente superficiale e stupidello. Purtroppo l'operazione fashion fallisce, un po' per la scarsa (nulla) propensione ad uscire dallo schema di base, per la trama troppo banale e per colpa, soprattutto, di alcune cose ripetute alla nausea. Completa il cast la gradevole presenza John Goodman, che fa il padre innamorato dei camper, mentre John Litghtow è un dirigente di poco nerbo e lungimiranza.
In definitiva un film griffatissimo che non esce dall'assunto di base dello shopping nonostante voglia essere un vademecum dei pericoli (e delle gioie) che lo abitano, banale, ripetitivo e senza una protagonista di grande presa, privo di qualunque morbosità oppure segnale un po' meno irritante dei gridolini e delle frasette condite dallo stupore di fronte ai negozi. Chi ama la tipologia di film derivato dalle mode e dalle riviste a tema (Vogue, Vanity Fair) lo digerirà con divertimento; chi non le sopporta o ne è disinteressato ne stia alla larga, sotto il vestito c'è proprio poco d'altro.

pubblicato su cine zone
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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
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alissa86

Reg.: 17 Ago 2004
Messaggi: 1121
Da: bolzano (BZ)
Inviato: 04-03-2009 13:18  
quote:
In data 2009-02-27 11:22, gatsby scrive: per me invece non è malissimo questo film, Pj Hogan è un ottimo regista e qui fa quel che può. Più che altro, di questi tempi fare un film che inneggia il consumismo non è l'idea più azzeccata


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Small982

Reg.: 15 Mar 2007
Messaggi: 185
Da: fano (PS)
Inviato: 05-03-2009 17:29  
L'attrice è molto simpatica, per il resto non ci ho visto niente di che

ciao!

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I Love Shopping

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